Un viaggio approfondito nella storia di Pietralata, dalle sue origini come vasto latifondo romano fino alla trasformazione in uno dei quartieri popolari di Roma. Scopri le tappe fondamentali, gli eventi storici, la Resistenza, lo sviluppo urbanistico, le lotte sociali e culturali che hanno plasmato l’identità di Pietralata fino ai giorni nostri.

Origini e contesto storico antico

Pietralata, noto anche come Prata Lata nei documenti più antichi, era un vasto latifondo della campagna romana, esteso per circa 1.600 rubbi, equivalenti a 2.150 ettari, situato tra la via Tiburtina e la via Nomentana. Comprendeva la valle di Sant’Agnese fuori porta Nomentana e i colli di Portonaccio, spingendosi lungo il fiume Aniene sino al Casal de’ Pazzi.

Al centro del territorio si trovava il castello di Pietralata, costruito sui resti di una villa romana antica. Il nome Pietralata deriva da una famiglia che possedeva queste terre verso la fine del Medioevo. Documenti conservati nell’Archivio Lateranense attestano la presenza di personaggi come Orazio di Pietralata (inizi del XVI secolo) e Giovan Battista di Pietralata, vescovo di Sant’Angelo in Vado.

Il latifondo passò successivamente alle famiglie Lante, Ruberti, al principe Stanislao Poniatowski e infine ai Mazzetti, che riuscirono a riunire le porzioni e ottennero da papa Gregorio XVI l’erezione del Marchesato di Pietralata. Successivamente la proprietà passò ai Torlonia.

La nascita della borgata Pietralata (1935-1940)

Pietralata è una delle dodici “borgate ufficiali” realizzate dal Governatorato di Roma tra il 1935 e il 1940, per ospitare gli sfrattati dagli sventramenti urbanistici operati da Mussolini nel centro storico di Roma (Campidoglio, Fori Imperiali, San Giovanni e altre zone).

Le prime abitazioni erano le famose “casette de’ sette lire”, costruite senza servizi essenziali come bagni, cucine e acqua corrente. I bagni erano esterni e l’acqua veniva erogata attraverso delle fontane. Questa situazione segnò l’inizio delle difficili condizioni di vita per gli abitanti del quartiere.

Casette de’ sette lire

Nella foto in alto, le casette de’ sette lire.

Successivamente, nel 1953, prese avvio un piano di sostituzione più ampio delle vecchie abitazioni di borgata, per dare abitazioni vivibili a chi viveva nelle casette de’ sette lire. Questo processo portò, a partire dal 1957 e fino al 1964, alla demolizione dei vecchi lotti e alla realizzazione di nuovi palazzi in muratura con servizi essenziali, come bagni, cucine e allacci alla rete idrica ed elettrica. Fu una fase di profondo cambiamento che modificò in modo sostanziale l’aspetto e la vivibilità del quartiere, pur lasciando intatti il senso di comunità e l’identità popolare dei suoi abitanti.

La Seconda Guerra Mondiale a Pietralata: bombardamenti, resistenza ed eccidio

I bombardamenti e la tragedia della fabbrica Fiorentini

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Pietralata subì gravi danni a causa dei bombardamenti alleati su Roma, mirati a colpire infrastrutture e siti strategici occupati dai tedeschi. Uno degli episodi più tragici fu il bombardamento del 3 marzo 1944 che distrusse la fabbrica “Fiorentini” in via delle Cave di Pietralata, causando la morte di 117 lavoratori, un dramma che segnò profondamente la comunità locale.

La resistenza nel quartiere

Pietralata fu uno dei centri attivi della Resistenza romana contro l’occupazione nazista dal settembre 1943 fino alla liberazione di Roma nel giugno 1944. La popolazione, spesso impoverita e marginalizzata, partecipò con coraggio alle azioni partigiane, organizzate principalmente dal Movimento Comunista d’Italia – Bandiera Rossa, che trovò in Pietralata un terreno fertile per le sue attività clandestine.

L’Eccidio di Pietralata: la prima strage nazista a Roma dopo l’occupazione (1943)

Il 23 ottobre 1943, poche settimane dopo l’occupazione tedesca di Roma, il quartiere di Pietralata fu teatro della prima strage nazista nella Capitale. Questo tragico episodio si colloca nel clima tesissimo della Resistenza romana contro l’occupazione della Wehrmacht e delle SS, e rappresenta una delle ferite più profonde nella memoria storica della borgata.

L’assalto al Forte Tiburtino

Il giorno precedente, 22 ottobre 1943, un gruppo composto da partigiani del Movimento Comunista d’Italia – Bandiera Rossa e da alcuni abitanti di Pietralata e San Basilio organizzò un’azione armata contro il Forte Tiburtino, all’epoca presidio militare occupato dalle forze tedesche. L’obiettivo era reperire armi, medicinali e viveri, essenziali per le cellule partigiane attive nella zona est di Roma.

L’attacco, però, fallì: le SS tedesche, avvertite dal corpo di guardia del forte, intervennero rapidamente. Nel conflitto a fuoco rimasero uccisi un militare tedesco e un civile italiano. Le forze tedesche catturarono 22 partigiani; tre riuscirono a fuggire.

Il processo sommario e la fucilazione

Il Tribunale Militare Tedesco, riunitosi in fretta, emanò una condanna a morte per dieci dei detenuti, in segno di rappresaglia e intimidazione verso la popolazione locale. La sentenza fu eseguita la mattina del 23 ottobre 1943, nei pressi del caseificio di Ponte Mammolo, in un vallone ai margini dei campi lungo via Tiburtina, a pochi passi da via di Pietralata.

Vennero fucilati dieci uomini, nove partigiani e un civile estraneo alla vicenda, fermato casualmente sulla via Tiburtina:

  • Orlando Accomasso
  • Lorenzo Ciocci
  • Mario De Marchis
  • Giuseppe Liberati
  • Angelo Salsa
  • Marco Santini
  • Mario Splendori
  • Vittorio Zini
  • Andrea Chialastri
  • Fausto Iannotti, passante innocente, ucciso per errore al posto del quattordicenne Guglielmo Mattiocci.

Tutti i partigiani, ad eccezione di Iannotti, erano membri attivi del Movimento Comunista d’Italia.

Memoria e resistenza

La strage, compiuta dalla divisione paracadutisti “Hermann Göring”, non riuscì a fermare la Resistenza nel quadrante Est della città. Anzi, rafforzò l’impegno politico e militare delle formazioni partigiane, che continuarono a operare a Pietralata, San Basilio, Casal Bertone e Monte Sacro, spesso con il sostegno attivo della popolazione locale.

Nel dopoguerra, il quartiere ha custodito la memoria dell’eccidio con commemorazioni annuali e toponomastica dedicata alle vittime. Ancora oggi, nei pressi di via del Peperino, un targa commemorativa ricorda il sacrificio di questi uomini, simbolo della resistenza popolare romana.

Ricostruzione e vita sociale negli anni ’50 e ’60

Il dopoguerra vide Pietralata affrontare grandi sfide: le vecchie casette furono gradualmente sostituite da abitazioni più moderne a partire dal 1953, e tra il 1957 e il 1964 la borgata si trasformò con la costruzione di palazzi residenziali.

Nonostante ciò, Pietralata rimase un quartiere marginale, isolato dal centro e segnato da una forte identità popolare. Le difficoltà sociali erano molte: allagamenti frequenti, scarsità di scuole e servizi, disoccupazione e povertà diffusa.

In questo contesto la Chiesa di San Michele Arcangelo e le suore Sacramentine giocarono un ruolo fondamentale nell’istruzione e nell’assistenza sociale.

La Chiesa di San Michele Arcangelo a Pietralata

Nel cuore della borgata, la Chiesa di San Michele Arcangelo è da sempre un punto di riferimento spirituale e sociale per gli abitanti. L’idea di costruirla fu promossa nel 1937 da padre Leone da Caluso, con l’appoggio del Vicariato di Roma. I lavori iniziarono nello stesso anno e la chiesa venne inaugurata l’8 ottobre 1938. La parrocchia fu ufficialmente istituita il 23 settembre 1938 e la consacrazione definitiva avvenne solo dopo la guerra, il 25 settembre 1948.

Il ruolo storico del Partito Comunista a Pietralata

Il Partito Comunista Italiano (PCI) fu l’istituzione politica centrale del quartiere. Organizzò numerose lotte sociali, in particolare per la casa e i diritti dei lavoratori, contribuendo a creare un forte senso di comunità e di solidarietà popolare.

Nel 1968 il PCI locale diede vita alla Polisportiva Albarossa, un centro sportivo che animò la vita sociale e culturale di Pietralata.

Gli anni ‘60 e ‘70: movimenti studenteschi, ’68 e cambiamenti sociali

La vita studentesca e il ’68 a Pietralata

Gli anni ’60 furono caratterizzati da una forte mobilitazione giovanile e studentesca anche a Pietralata, dove il disagio sociale e le condizioni di vita difficili alimentarono tensioni e voglia di cambiamento.

Il 1968, anno simbolo di proteste e contestazioni in tutta Italia, si manifestò anche nel quartiere con manifestazioni, assemblee e lotte studentesche che si intrecciarono con le lotte operaie e popolari. Le scuole, spesso insufficienti e sovraffollate, furono al centro di richieste di migliori condizioni educative.

Disparità interne e tensioni sociali

La divisione tra la parte alta e la parte bassa di Pietralata si accentuò, sia sul piano economico che politico. La borgata mantenne però una forte coscienza di classe e una tradizione di attivismo politico e culturale, con il PCI come punto di riferimento centrale.

La Casa del Popolo e i centri di aggregazione

Nel 1967 venne costruita la Casa del Popolo, un centro fondamentale per le attività culturali, politiche e sociali, che divenne fulcro di mobilitazione e solidarietà.

Modernizzazione e riqualificazione (1980-oggi)

Dal 1980 in poi, Pietralata ha subito una profonda trasformazione urbanistica e sociale:

  • Nel 1985 viene inaugurato il Centro Sportivo Fulvio Bernardini, situato in via dell’Acqua Marcia 51, nel cuore del quartiere Pietralata. È intitolato al grande calciatore e allenatore romano. Gestito dalla UISP Roma, ospita attualmente numerose attività sportive amatoriali e agonistiche, tra cui calcio, atletica, ginnastica, arrampicata e corsi multidisciplinari.
  • Nel 1990 venne inaugurata la stazione Pietralata della metropolitana linea B, migliorando notevolmente i collegamenti con il centro di Roma.
  • Il 6 febbraio 1991 fu inaugurato l’ospedale Sandro Pertini, punto di riferimento sanitario per il quartiere e i dintorni.
  • Nel 1998 la giunta comunale di Francesco Rutelli promosse la creazione di una piazza al posto di una vecchia discarica di rottami: inizialmente chiamata Piazza Risarcimento, in seguito alle proteste degli abitanti del quartiere, che la volevano intitolata a Pier Paolo Pasolini, venne chiamata Largo di Pietralata.
  • Nel vicino quartiere Tiburtino III è nato il Parco Anna Magnani, in omaggio alla celebre attrice legata al cinema neorealista e a Pietralata.
  • Pietralata ospita anche il Circolo Culturale Gabriella Ferri, situato in via delle Cave di Pietralata, 76, intitolato alla celebre cantante romana. Il circolo è un centro di aggregazione culturale e sociale, che organizza eventi, concerti, incontri letterari e attività educative rivolte a tutte le fasce d’età. Il circolo svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la cultura popolare romana e nel mantenere vivo il senso di comunità nel quartiere.
  • Nel novembre 2016, Pietralata ha visto l’inaugurazione del moderno Camplus Studentesco, una residenza universitaria innovativa pensata per accogliere studenti fuori sede. Questo complesso offre spazi abitativi confortevoli, aree studio, sale comuni e strutture per attività culturali e sportive. Il Camplus rappresenta un tassello fondamentale nel processo di rigenerazione urbana e sociale del quartiere, favorendo l’incontro tra diverse realtà culturali e generazionali, e contribuendo a trasformare Pietralata in un luogo dinamico e vivace anche sotto il profilo giovanile e accademico.

Pietralata oggi rappresenta un esempio di quartiere popolare che ha saputo conservare la propria identità storica, culturale e sociale, guardando al futuro attraverso la riqualificazione urbana e nuovi spazi di aggregazione.




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