Chi passa ogni giorno lungo la via Tiburtina, all’altezza del numero 780, vede soltanto un grande cancello chiuso e qualche muro scrostato.
Dietro quelle mura, però, si nasconde un intero mondo dimenticato: il Forte Tiburtina (noto anche come Forte Tiburtino), una cittadella militare costruita alla fine dell’Ottocento e oggi inglobata dentro la Caserma Albanese Ruffo.
Un luogo che ha visto passare soldati, guerre, speranze e dolori, e che ancora oggi conserva il silenzio e il mistero delle sue gallerie sotterranee.
Un forte per difendere la nuova capitale
Quando Roma divenne capitale d’Italia nel 1870, il governo temeva che la città potesse essere attaccata da potenze straniere.
Serviva un sistema di difesa moderno, capace di proteggere la giovane capitale da un assedio.
Così nacque il Campo Trincerato di Roma: una cintura di 15 forti e 3 batterie disposti in cerchio a circa 4-5 chilometri dalle mura antiche.
Il Forte Tiburtino, costruito tra il 1880 e il 1884, faceva parte di questa linea difensiva.
Sorgeva in piena campagna, su una collina che dominava la via Tiburtina e la valle dell’Aniene.
Da lassù, i soldati potevano controllare la strada che portava verso Tivoli e la ferrovia Roma-Ancona: due vie d’accesso strategiche per la città.
Un gigante di mattoni e fossati
Il Forte Tiburtina era una struttura imponente: 24 ettari di superficie, una pianta a forma di trapezio, mura in mattoni e tufo, e un profondo fossato perimetrale che lo circondava completamente.
C’erano alloggi per i militari, polveriere, depositi di armi, un cortile d’armi per le esercitazioni e persino cunicoli sotterranei che collegavano le varie parti del complesso.
Sulle mura, le postazioni dei cannoni puntavano verso la campagna, pronte a difendere Roma da eventuali attacchi.
Oggi, anche se nascosto all’interno della Caserma Ruffo, il Forte Tiburtino conserva ancora la sua forma originaria:
dall’alto, nelle immagini satellitari, si distingue chiaramente la geometria dei bastioni, segno di un passato militare ormai lontano.
Il Forte Tiburtina raccontato da Roberto Giacobbo

Anche la televisione si è interessata al fascino misterioso del Forte Tiburtina.
Il giornalista e divulgatore Roberto Giacobbo gli ha dedicato un approfondimento speciale nella trasmissione
Freedom – Oltre il Confine, andata in onda su Italia 1 il 15 gennaio 2021.
Nel servizio, Giacobbo ha mostrato per la prima volta le aree interne abbandonate del Forte Tiburtino,
le gallerie sotterranee e i resti delle strutture difensive costruite alla fine dell’Ottocento,
accompagnando gli spettatori in un viaggio tra storia, mistero e memoria militare.
Le immagini aeree e le riprese notturne hanno rivelato un luogo sospeso nel tempo, ancora in gran parte inaccessibile al pubblico,
ma di straordinario valore storico per la città di Roma.
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La vita dei soldati nel Forte Tiburtino
Alla fine dell’Ottocento, vivere dentro il Forte Tiburtina significava isolamento e disciplina.
I soldati di leva dormivano in camerate fredde, si svegliavano all’alba e passavano le giornate tra addestramenti, manutenzione delle armi e turni di guardia lungo il fossato.
Il forte era un piccolo mondo a parte: c’erano cucine, scuderie, un’infermeria e una cappella per le funzioni religiose.
Un sistema difensivo già vecchio dopo vent’anni
Il destino del Forte Tiburtino, come quello degli altri forti romani, fu però segnato dalla rapidità del progresso.
Già all’inizio del Novecento, l’artiglieria moderna aveva raggiunto una gittata tale da rendere inutile una cintura difensiva così vicina alla città.
Nel 1919, il Ministero della Guerra dichiarò ufficialmente obsoleti i forti del Campo Trincerato.
Il Forte Tiburtina perse la sua funzione strategica e venne convertito a deposito e magazzino militare.
Fu in questo periodo che, sul suo terreno, venne costruita una nuova struttura: la Caserma Albanese Ruffo, dedicata a un ufficiale caduto in guerra.
La caserma divenne il volto visibile del complesso, mentre il Forte Tiburtino storico restava nascosto all’interno, come un vecchio cuore di pietra circondato da edifici più recenti.
Gli anni bui della guerra e la Resistenza
La storia del Forte Tiburtina si intreccia anche con una pagina drammatica della Roma occupata.
Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1943, quando i tedeschi presero possesso della città, Pietralata era un quartiere popolare e antifascista.
Proprio nei dintorni del forte operavano alcuni gruppi partigiani. Il 22 ottobre 1943, un gruppo di giovani resistenti attaccò un presidio tedesco vicino al Forte Tiburtino: l’azione provocò una dura rappresaglia.
Dal dopoguerra al degrado
Dopo la Liberazione, il Forte Tiburtina rimase sotto la gestione dell’esercito.
Negli anni ’50 e ’60 ospitava ancora reparti militari, in particolare i bersaglieri e i granatieri di Sardegna, stanziati nella Caserma Ruffo.
Con il tempo, però, anche queste funzioni vennero ridotte. Il complesso fu progressivamente abbandonato, usato solo come deposito o area di servizio.
Intanto, la città cresceva intorno. I campi sparirono, e Pietralata divenne un quartiere densamente popolato.
La via Tiburtina si trasformò in una delle principali arterie della capitale, e il Forte Tiburtino finì per essere inghiottito dal tessuto urbano.
Chi non conosce la sua storia, oggi passa davanti a quei muri senza sapere che dietro si nasconde uno dei forti ottocenteschi meglio conservati di Roma.
Un gigante addormentato dietro i cancelli
Oggi il Forte Tiburtina e la Caserma Ruffo fanno parte di un’unica grande area militare in parte dismessa.
Le sue mura di mattoni sono ancora lì, solide ma silenziose, immerse nel verde e nel tempo.
Dai racconti di chi ci ha lavorato dentro, si dice che esistano ancora tunnel sotterranei, cunicoli segreti che collegano i bastioni e i depositi interni.
Qualcuno parla perfino di passaggi che arriverebbero fino alla ferrovia o all’Aniene — forse leggende, forse verità.
Una memoria da riscoprire
Oggi, mentre il Comune di Roma studia progetti di recupero per l’area della Caserma Ruffo, il Forte Tiburtino resta un luogo sospeso tra passato e futuro.
Chiudendo gli occhi, è facile immaginare il suono degli stivali sul selciato, gli ordini dei sergenti, il rimbombo dei cannoni.
Poi riapri gli occhi, e davanti a te c’è la Tiburtina moderna, piena di traffico e luci al neon.
Ma dietro quelle mura, nascosto da decenni di silenzio, c’è ancora un Forte Tiburtina che appartiene alla storia di Roma.

